Intervento di Giovanni Arduini, professore associato dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale alla presentazione di ALFABETO MAGGIORE tenutasi a Morolo (FR) domenica 24 novembre 2024 e organizzato da Luigi Canali delle Fondazione Premio Antonio Biondi.
Alfabeto maggiore. L’apprendimento permanente bene pubblico di Francesco Florenzano è un interessante lavoro che affronta il tema dell’educazione degli adulti attraverso una riflessione approfondita che tiene conto dei molteplici aspetti coinvolti. Si tratta, infatti, di una trattazione stratificata che si presta a diversi piani di lettura, tutti riconducibili a un unico collante rappresentato dalla concezione dell’apprendimento permanente come bene pubblico.
I riferimenti al quadro giuridico in cui si inserisce la disciplina dell’apprendimento permanente sul piano nazionale e internazionale consentono di comparare realtà differenti, di individuare gli esempi più o meno virtuosi della sua regolamentazione e di rivolgere la meritata attenzione alla Legge per la disciplina dell’educazione permanente e del sistema di biblioteche pubbliche della Provincia Autonoma di Bolzano.
Il richiamo ai dati delle ricerche effettuate dai principali Istituti di statistica e dalle principali Organizzazioni nazionali ed europee conferisce concretezza al lavoro, sviluppando a partire da solide fondamenta l’intera riflessione.
Gli approfondimenti di rilevanti personalità che hanno contribuito significativamente alla profilazione e allo sviluppo dell’educazione degli adulti come Leopardi, Gramsci, Lorenzetto, Dolci e gli altri citati, con l’efficace scelta di riportare testualmente alcune delle loro citazioni, favoriscono una ricostruzione storica dell’educazione rivolta agli adulti e, per certi versi, fanno del lavoro di Florenzano una sorta di manuale di storia della pedagogia, specificatamente dedicatoall’apprendimento permanente.
Eppure, naturalmente, la lettura non si risolve in questa definizione, rivolgendo lo sguardo anche a fenomeni mediatici recenti, con il rimando a personaggi televisivi e influencer e, soprattutto, alle più urgenti questioni socio-pedagogiche dell’attualità, come l’alfabetizzazione digitale, la diffusione nella quotidianità dello strumento dell’Intelligenza Artificiale, la gestione della Rete e delle fake news.
È evidente, quindi, che Florenzano sia riuscito, con preparazione ed esperienza, a tratteggiare un profilo completo dell’apprendimento permanente, dalle sue forme originarie alle sue declinazioni contemporanee, a mettere in luce i punti di forza e i limiti legati alle pratiche di educazione degli adulti e a denunciare l’importanza delle condizioni di intervento delle agenzie formative, che si auspica possano avvalersi di strutture idonee, di regolamenti puntuali, di risorse adeguate e, supportate da solide politiche formative e professionali, possano operare in modo integrato e coordinato. Del resto, la concezione dell’apprendimento permanente come bene pubblico in Alfabeto maggiore è centrale e ben argomentata laddove vengono evidenziate le ricadute della formazione della persona in termini culturali e umani sulla formazione del cittadino. Una persona che continua ad apprendere nel corso dell’intero arco della sua vita è un individuo che sa partecipare alla comunità, che opera una cittadinanza attiva per una vita sociale democratica.
Sotto questo profilo, di particolare interesse risulta la dimensione non formale dell’apprendimento che, svolgendosi al di fuori degli istituti d’istruzione e di formazione e non portando a certificazioni ufficiali di titoli e qualifiche, come fa notare Florenzano, è sottostimata al punto da non è percepita come una formazione “vera e propria”. Una considerazione simile è riservata alla dimensione informale dell’apprendimento, da intendersi come l’accrescimento delle conoscenze, non intenzionale e spesso inconsapevole, che si verifica nel corso della vita quotidiana, la cui rilevanza come bene pubblico è rimarcata da Florenzano nel momento in cui la definisce «la prima forma di apprendimento e il fondamento stesso dello sviluppo infantile nonché l’essenza della democrazia e della cittadinanza» (p. 39).
Nell’ottica del lifelong lifewide learning, l’apprendimento non formale e quello informale ricoprono un ruolo determinante, in quanto coinvolgono aspetti come la motivazione che, se è un presupposto importante a tutte le età, assume un significato decisivo nell’adultità, laddove si configura come base per un’autoformazione consapevole.
Del resto, nella Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente, ridefinite nella successiva Raccomandazione del 2018, è inserita la competenza «imparare ad imparare», intesa come l’abilità di gestire con consapevolezza il processo formativo individuale, a partire da elementi essenziali come la motivazione e la fiducia, al fine di elaborare e applicare quanto appreso nelle esperienze di vita a tutte le circostanze del percorso esistenziale. Riflessività, autodisciplina, senso critico, atteggiamento resiliente, curiosità, capacità collaborativa, predisposizione al cambiamento, sono i caratteri da potenziare per «<apprendere ad apprendere» e, quindi, per formarsi.
L’apprendimento non formale e quello informale rappresentano preziose occasioni per sviluppare un’attitudine positiva rispetto alla propria esperienza di vita, il che non equivale ad affermare che si debbano ignorare le difficoltà o gli ostacoli dell’esistenza (se mai fosse possibile), bensì che appare importante imparare a vivere e interpretare gli eventi, che siano favorevoli o meno, assumendo una postura critica, introspettiva, propositiva, in altre parole, formativa.
Esperire la realtà con distanza e superficialità, inaridisce l’itinerario autoformativo che, così, anziché condurre a una personalità autentica e competente, si rivela terreno fertile per condotte narcisistiche e individualistiche nocive per le persone singole e per la società.
In accordo con Florenzano, dunque, sembra rilevante menzionare la declinazione dell’apprendimento permanente come lifedeep learning, un’espressione con cui si richiama l’attenzione sulla categoria pedagogica della profondità e, dunque, dell’introspezione, della riflessività, del pensiero critico.
Pratiche pedagogiche come il metodo maieutico di Dolci o quello autobiografico di Demetrio, come ricorda giustamente l’autore, favoriscono la conoscenza di sé e dell’alterità, il riconoscimento della propria realtà e di quelle altrui.
Il merito del volume di Florenzano è, tra le altre cose, quello di mettere in luce come l’apprendimento permanente non formale e quello informale, specialmente nella loro connotazione deep, promuovano l’acquisizione di competenze umane e relazionali, da far agire sul piano individuale e comunitario.
L’alfabeto maggiore, come ricorda l’autore, agisce nella vita reale e permette alle persone di partecipare attivamente alla costruzione del proprio divenire e a quello della società, in un’ottica trasformativa e inclusiva.
L’esperienza della Scuola di Barbiana esemplifica in modo significativo la portata inclusiva dell’apprendimento permanente che, infatti, è uno strumento fondamentale affinché anche le persone che vivono in condizioni di vulnerabilità o di svantaggio possano accedere alle opportunità formative e partecipare alla vita comunitaria in modo attivo e consapevole.
Il contributo di Florenzano, dunque, è un’ottima occasione per riflettere sull’importanza di perseguire un””alfabetizzazione maggiore” affinché, come sottolinea lo stesso autore, nessuno rimanga escluso.