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FRANCESCO FLORENZANO – Digital e knownledge device.

Lo studio ha preso in considerazione dati ufficiali (EUROSTAT, ISTAT) e ricerche di associazioni di consumatori (Adiconsum), nonché i Rapporti BES 2022 (Il Benessere Equo e Sostenibile in Italia) dell’Istat e il Rapporto DESI 2022 (mettendo a confronto i risultati delle indagini, evidenziando le lacune attuali, indicando le azioni da intraprendere per colmarle.

Alcuni dati

Secondo il Censis l’88,4% delle famiglie italiane ha accesso ad Internet ma il 30% si collega solo con lo smartphone. In pratica circa 14 milioni di utenti o non accedono alla rete o lo fanno in maniera discontinua e con una connessione di bassa qualità.

Solo il 59,4% dispone di una connessione sia domestica sia mobile. Il problema è che 2,3 milioni di famiglie italiane non sono connesse a Internet in nessun modo, il 10% circa del totale; mentre un altro 30%, cioè 7,2 milioni di famiglie, si collegano solo via smartphone. Con la pandemia, con le restrizioni e i lock down, non avere a disposizione le tecnologie giuste o non essere nelle condizioni di usarle significa rimanere esclusi da molte cose. Stando ai dati: 8,4 milioni di famiglie, il 35,1% del totale, non ha a casa né un pc, né un tablet (73% delle famiglie di livello socioeconomico più basso).

 

Il digital divide

RAPPORTO DESI 2022: “Ancora oggi oltre la metà dei cittadini italiani non dispone neppure di competenze digitali di base. La percentuale degli specialisti digitali nella forza lavoro italiana è inferiore alla media dell’UE e le prospettive per il futuro sono indebolite dai modesti tassi d’iscrizione e laurea nel settore delle TIC”.

Le categorie più minacciate dall’esclusione digitale perché spesso soggette a fattori endemici quali la bassa scolarizzazione oppure appartenenti a contesti socio-economici svantaggiati, sono:

  1. gli anziani senza familiarità con le tecnologie (digital divide intergenerazionale),
  2. le donne non occupate o in particolari condizioni (digital divide di genere),
  3. le persone migranti (digital divide linguistico culturale),
  4. le persone con disabilità e le persone detenute.
Il knowledge divide

Il Knowledge divide è il divario che esiste tra individui e gruppi sociali diversi rispetto alla capacità che hanno di trovare, elaborare, creare e condividere informazioni di diverso tipo. Ad esempio, il divario di genere non lo si trova solo nei paesi in via di sviluppo, bensì ovunque viene impedito o ridotto il diritto all’istruzione delle donne, minando alla base la possibilità di accedere alla conoscenza, utile alla vita e al lavoro. Si potrebbe concludere che il knowledge divide è il divario tra chi sa e chi non sa.

Il divario tra Sud e Nord in Europa

Nel merito dei “numeri” monitorati dal DESI 2022 e resi noti dalla Commissione europea, prendendo atto del profondo “gap” che si registra nel “vecchio continente” tra Sud e Nord, spiccano il volo Finlandia, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia. Più precisamente, nella classifica generale si collocano ai primi posti la Finlandia, la Danimarca, i Paesi Bassi, seguite dalla Svezia, dall’Irlanda, da Malta e dalla Spagna, mentre i peggiori risultati sono associati a Grecia, Bulgaria e Romania, sebbene il paese ellenico, insieme a Italia e Polonia, abbia compiuto “i maggiori progressi negli ultimi 5 anni”. Rispetto all’obiettivo di raggiungere entro il 2030 almeno l’80% dei cittadini in possesso di competenze digitali di base, resta comunque emblematico che, a livello generale, “solo il 54% degli europei di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base, mentre l’87% delle persone utilizza Internet almeno una volta alla settimana (1 punto percentuale in più rispetto all’anno precedente)”.

Il divario urbano-rurale

Secondo l’indicatore “Connettività” il raggiungimento di migliori performance di connettività grazie ai risultati raggiunti dalla copertura della rete fissa ad altissima velocità (VHCN) è attestata ad una soglia già oggi elevata corrispondente al 70% (con un +10 rispetto all’anno precedente), prossima quindi a raggiungere l’obiettivo del 100% entro il 2030. L’offerta di collegamento in fibra risulta disponibile per il 50% delle famiglie (rispetto al 43% dell’anno precedente). La tecnologia 5G è aumentata nel territorio europeo sino al 66% (con un rilevante incremento esponenziale a fronte del 14% registrato l’anno precedente).

Tra i Paesi più avanzati nella copertura di reti di ultima generazione (VHCN) vi sono Malta, Lussemburgo, Danimarca, Spagna, Lettonia, Paesi Bassi e Portogallo, mentre in Grecia (ove è stato costituzionalizzato il diritto di accesso ad Internet) “solo 1 famiglia su 5 ha accesso a VHCN”.

Solo il 40% degli utenti di internet italiani fa ricorso ai servizi pubblici digitali (rispetto a una media UE del 65%)”, particolarmente positivi e apprezzati sono poi i progressi compiuti dall’Italia nella fornitura dei servizi pubblici digitali, da cui si evince la progressiva erosione del gap esistente rispetto alla media generale UE.

Digital device tra gli anziani

            Secondo la ricerca di Adiconsum di Bologna in una ricerca che ha interessato un campione rappresentativo della popolazione anziana dell’Emilia Romagnail 7,6% non ha il telefono e quindi la connessione, mentre il 25,8% ha solo la linea fissa. Non si rilevano significativi scostamenti tra maschi e femmine mentre come è ovvio con l’aumentare dell’età si riduce la connessione ad internet.

Il PC è usato a livello di base dal 42,4% delle persone e per niente dal 34,4%. Solo il 23,3% lo usa abitualmente. In pari tempo lo Smart phone non è usato per niente solo dal 21,3% mentre solo per telefonate e messaggi il 31,7%. Il 46,9% lo usa a pieno. I social network sono usati quasi dal 50% delle persone (il più famoso è facebook usato dal 33,4%). I dispositivi più usati sono lo Smart phone (69,9%) e il PC (55,4%) e si affaccia la Smart TV (il 28,2%).

            Lo SPID è posseduto dal 61,8% delle persone (occorre vedere se gestito in prima persona o attraverso un mediatore, un parente, un operatore del Caf-patronato, ecc.). Lo SPID lo si utilizza prevalentemente per il FES (il 44,7%) e nei rapporti con la PA (compresa la App Io il 34,2%).

            Il motivo del suo non possesso è dovuto alla convinzione che è difficile usarlo (7,6%) o che non sarà in grado (il 18,9%). Ma ben il 13,8% non sa cosa sia lo SPID.

            Il 32,1% effettua acquisti on line e di questo la metà è nella fascia di età più giovane. Comunque, il 54,6% non si fida della sicurezza dei pagamenti elettronici. Infatti, è solo il 26,4% usa l’home banking totalmente per consultare e operare pagamenti.

            Uno dei capisaldi dell’utilizzo del PC dovrebbe essere il FES (Fascicolo Sanitario Elettronico) ma solo il 16,1% lo usa regolarmente per prenotare le visite e si fida più della farmacia (il 21,2%) ma il 34,3% non sa cosa sia. L’uso più diffuso è per scaricare le ricette (34,6%) e scaricare gli esami clinici (il 32,4%).

Digital Divide in Italia

Secondo alcuni dati raccolti dal sito Agenda Digitale, al 2018 in Italia la popolazione che non è coperta dalla banda ultralarga di internet, ormai necessaria per una connessione “adeguata”, oscilla tra il 20% e il 40% del totale (mancanza di infrastruttura), mentre riguardo all’uso di strumenti e servizi tramite il web la media italiana e decisamente più bassa di quella europea (mancanza di conoscenze adeguate). Anche se questi dati sono in netto miglioramento rimane che una fetta consistente della popolazione, come riportato prima di trova in disagio digitale.

Combattere per il diritto alla conoscenza

            Il digital device si combatte riducendo il divario di conoscenze esistente tra i soggetti di tutte le generazioni, perché ognuna al suo interno registra un deficit forte di comprensione della realtà (l’aumento delle truffe on line, i falsi profili, le false comunicazioni di banche, ecc. lo dimostrano abbondantemente). In conclusione, avere accesso agli strumenti tecnologici non significa automaticamente migliorare le proprie conoscenze perché queste potrebbero essere manipolate per varie ragioni. Il digital device rientra dunque nelle priorità che ha il nostro Paese di innalzare i livelli di istruzione e di conoscenza.

FRANCESCO FLORENZANO (Estratto del rapporto preparato per l’UNLA nel 2022)

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